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Cosa si intende per trombosi da sforzo?



Il 10% delle trombosi venose profonde nell’adulto sono a carico degli arti superiori.

La TVP degli arti superiori può essere non provocata o secondaria a catetere venoso centrale, posizionamento di Pacemaker, compressione ab extrinseco da parte di neoplasie occupanti spazio, stretto toracico o trombofilia congenita o acquisita.

Lo stretto toracico comprime dinamicamente, in modo intermittente, i vasi e i nervi all’egresso toracico.

Il trauma ripetuto sulla vena succlavia è in grado di provocare una trombosi definita da sforzo (sindrome di Paget-Schroetter).

L’incidenza di embolia polmonare in questi casi appare piuttosto bassa, verosimilmente per l’interruzione fisica della vena succlavia a valle della trombosi.

La risoluzione del processo trombotico e la conseguente sindrome post-trombotica non sono invece trascurabili, in parte perché la trombosi è l’evento finale di un processo di danno fibrotico della vena indotto dalla compressione meccanica ripetuta. Queste considerazioni dovrebbe favorire la trombolisi nei pazienti giovani con quadro clinico più importante ad esordio recente (<2 settimane).

Secondo linee guida il trattamento della trombosi degli arti superiori dovrebbe essere identico a quella degli arti inferiori.

La trombosi da sforzo è da considerare una trombosi secondaria e il paziente andrebbe trattato con terapia anticoagulante per solo tre mesi, se la causa iniziale viene rimossa.

Qualora la terapia fisica e/o la chirurgia non siano in grado di migliorare la compressione meccanica, il fattore causale non può essere rimosso e il paziente necessita di profilassi anticoagulante a tempo indeterminato.

Sembra ragionevole, al pari di quanto è indicato per le trombosi degli arti inferiori, trattare il paziente con DOAC a dosaggio pieno per i primi sei mesi, quindi ridurre



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