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CEA. Cosa succede dall'altra parte?

Aggiornamento: 29 ott 2020


I pazienti sottoposti ad endoarterectomia carotidea (CEA) possono presentare, in percentuale molto bassa, una restenosi che tipicamente è riscontrabile nei primi 3-6 dall’intervento, secondaria a marcata iperplasia mio-intimale. Superato il primo anno dall’intervento il rischio di re-stenosi si riduce progressivamente fino a diventare poco significativo.


Forti di queste evidenze, alcune linee guida sull'appropriatezza della diagnostica vascolare si esprimono contro l'estensione del follow up dopo i primi anni della rivascolarizzazione.

Una recente revisione sistematica, tuttavia, ci ricorda che questi sono pazienti presentano comunque un rischio aterosclerotico superiore alla popolazione generale e va considerato anche il rischio di progressione della stenosi carotidea controlaterale.

Gli autori hanno valutato l’incidenza di progressione di stenosi a carico della carotide controlaterale a quella operata e l’incidenza di TIA/stroke ipsilaterale.

Sono stati valutati17 studi, con dati di un follow up medio di 3.7 anni sul comportamento della stenosi a carico della carotide interna controlaterale a quella rivascolarizzata su 5454 pazienti.

Nel 18% dei casi si assisteva ad una progressione della stenosi, delle quali il 23% evolveva in una stenosi di grado moderato (50-70%) e il 6% evolveva in una stenosi di grado severo (>70%).

Il 10% dei pazienti presentava già una stenosi moderata controlaterale alla CEA all’esordio.

Il tasso di evoluzione verso una stenosi severa era pari al 6% nei pazienti che presentavo inizialmente una stenosi lieve, mentre il 22% dei pazienti con stenosi moderata progrediva ad una stenosi severa nell’arco del follow up. Un 5% dei pazienti evolveva in occlusione completa.

Una piccola percentuale delle stenosi diventava sintomatica (3% stoke, 2%TIA).


Il follow up con ecocolorDoppler sembra pertanto fondamentale nei pazienti sottoposti a CEA, ma sembra ancora più importante il supporto che la visita specialistica può dare a questi pazienti per incrementare la modifica dello stile di vita e l’adesione alla terapia farmacologica, e per valutare intercorrenti manifestazioni della malattia aterosclerotica (arteriopatia periferica, patologia aneurismatica, coronapatia).

Il recente cambiamento nella visione dell’ipercolesterolemia, da semplice fattore di rischio a fattore causale nello sviluppo dell’aterosclerosi, e l'aderenza più stringente ai nuovi target terapeutici per il colesterolo LDL potrebbe modificare sostanzialmente i dati futuri di studi simili a questo.

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