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Who goes slowly goes far? Not for the PAD


Peripheral arterial disease, or “shop window disease”, forces the patient to stop at fixed intervals while walking due to the appearance of muscle pain in the thigh or calf in the most affected leg.



The pain is induced by relative ischemia caused by the excessive demand for oxygen by the muscle in activity, compared to the actual flow rate of blood perfusion, compromised by arterial disease.

The interruption of physical effort promptly resolves the pain.

If the patient slows down the pace of the walk, the pain in the lower limbs can be reduced until it disappears or at least the patient can extend the pain-free walking interval.

The cornerstone of therapy in these patients is the reduction of cardiovascular risk through the correction of the main atherosclerotic risk factors.


Supervised physical exercise is basic for the improvement of intermittent claudication, but we often only end up recommending our patient to walk as much as possible at home.


Given the choice, the patient, instead of a quick 1 km walk full of cramps and interruptions, will opt for a placid and painless walk of 2 km at a slow pace.


Is regular exercise of mild intensity, which does not develop pain when walking, still useful for developing the collateral circulation necessary to improve the symptoms of intermittent claudication? It seems like no.


The LITE study involved 305 patients with PAD who were asked to exercise at home with a 50-minute walk 5 times a week.


High-intensity home-controlled physical exercise significantly increased the pain-free walking interval at the end of the 12-month follow-up.


Low intensity exercise, even if controlled, did not benefit, like those who had never trained before.


Although not very comfortable, the most intense physical exercise, capable of sending the limb into relative ischemia, is associated with a significant clinical improvement and is confirmed as the first choice therapy in PAD.

Therefore, for the same amount of time, intense exercise is more effective even if the distance traveled will be shorter because the patient will be forced to take more recovery breaks.

We are not talking about do-it-yourself exercise, but structured exercise with initial training sessions.

Patients were also equipped with an electronic device capable of recording the quality of training to be discussed with a coach once a week.

Unlike previous clinical studies, the LITE study re-evaluates the potential of physical exercise at home for patients with PAD and encourages us to "walk" in this direction.

But let's not forget that patients with PAD certainly have concomitant coronary artery disease. Intense physical exertion or pain can trigger chest pain or threatening arrhythmias. Cardiology assessment should be an integral part of selecting ideal candidates for home physical therapy.






Chi va piano va lontano? Non per la PAD


L’arteriopatia periferica, o malattia delle vetrine, costringe il paziente a fermarsi ad intervalli fissi durante la marcia per la comparsa di dolore muscolare alla coscia o al polpaccio alla gamba più malata.


Il dolore è indotto dall’ischemia relativa causata dall’eccessiva richiesta di ossigeno da parte del muscolo in attività, rispetto alla effettiva portata della perfusione ematica, compromessa dall’arteriopatia.

L’interruzione dello sforzo fisico risolve prontamente il dolore.


Se il paziente rallenta il ritmo della passeggiata, il dolore agli arti inferiori può ridursi fino a scomparire o quantomeno il paziente può estendere l’intervallo di marcia libero dal dolore.

Il cardine della terapia in questi pazienti è la riduzione del rischio cardiovascolare attraverso la correzione dei principali fattori di rischio aterosclerotico.


L’esercizio fisico supervisionato è la pietra miliare per il miglioramento della claudicatio intermittens, ma spesso finiamo solo per raccomandare al nostro paziente di camminare quanto più possibile a domicilio.


Potendo scegliere, il paziente, al posto di una passeggiata veloce di 1 km piena di crampi ed interruzioni, opterà per una placida ed indolore camminata di 2 km a passo lento.


L’esercizio fisico regolare di intensità lieve, che non arriva a sviluppare dolore nella camminata, è comunque utile per sviluppare i circoli collaterali necessari a migliorare i sintomi della claudicatio intermittens? Sembra di no.


Lo studio LITE ha coinvolto 305 pazienti con PAD a cui è stato chiesto di esercitarsi a domicilio con una camminata di 50 minuti 5 volte alla settimana.


L’esercizio fisico controllato a domicilio ad alta intensità ha incrementato significativamente l’intervallo di marcia libero dal dolore al termine del follow up di 12 mesi.

L’esercizio a bassa intensità , pur se controllato, non ha ottenuto beneficio, al pari di chi non si era mai allenato.

Anche se poco confortevole, l’esercizio fisico più intenso, in grado di mandare l’arto in relativa ischemia ,si associa ad un miglioramento clinico significativo e si conferma come la terapia di prima scelta nella PAD.

Quindi, a parità di tempo, l’esercizio intenso è più efficace anche se la strada percorsa sarà inferiore perché il paziente sarà costretto a più pause di recupero.

Non parliamo di esercizio fisico fai-da-te, ma esercizio strutturato con iniziali sessioni di formazione.

I pazienti erano inoltre dotati di un dispositivo elettronico in grado di registrare la qualità dell’allenamento da discutere con un allenatore una volta alla settimana.

A differenza degli studi clinici precedenti, lo studio LITE rivaluta le potenzialità dell’esercizio fisico a domicilio per i pazienti con PAD e ci incoraggia a “camminare” in questa direzione.

Non dimentichiamoci, però, che i pazienti con PAD hanno sicuramente una concomitante coronaropatia. Lo sforzo fisico intenso o il dolore possono scatenare angor o aritmie minacciose. La valutazione cardiologica dovrebbe essere parte integrante nella selezione dei candidati ideali alla terapia fisica domiciliare.



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